Di seguito una sintesi del contenuto delle opere di Seamus Heaney

“Verso” viene dal latino versus e può significare il verso di una poesia ma anche l’inversione che il contadino fa con l’aratro quando finisce un solco, arriva al lato estremo del campo e si appresta a girare per tracciarne un altro. Le poesie di Seamus Heaney, fondono in loro stesse questi due aspetti, perché sono espressione artistica, ma anche testimonianza dell’amore per la vita nei campi. Un campo di patate, una contea dell’Irlanda del nord, un fienile, o una località della Repubblica d’Irlanda diventano la sostanza per dar vita ad una poesia. Tutto ciò che Heaney ci comunica ora è il risultato delle esperienze di un bambino, cresciuto nella fattoria di Mossbawn, e degli eventi che lo hanno accompagnato fino a diventare adulto. Fin da piccolo, egli percepiva il contrasto tra la lingua parlata dai suoi genitori, e l’accento inglese dei cronisti che comunicavano alla radio il numero delle vittime. Nella sue opere in prosa, Preoccupations (1980) The Government of the Tongue (1986), egli ha più volte fatto riferimento al fatto di sentirsi un poeta irlandese, ma di essere cresciuto attraverso “un’alimentazione forzata” in lingua inglese. In questa prospettiva, la questione sull’identità vista come “a bond between a people and a place, a bond whose constituents are historical, cultural, religious and social, and which is created and cemented mainly by language” diventa problematica. Il filo conduttore della sua poetica è sempre l’amore per la sua madre patria, teatro di lotte sanguinose e luogo nel quale è nascosto un passato affondato al di sotto della realtà visibile.  La poesia “Digging” è di fondamentale importanza non solo perché da il via alla sua carriera poetica, ma poiché è una personale dichiarazione di ciò che la scrittura rappresenta per Heaney. Egli afferma di non possedere l’arte del padre di scavare la terra con la vanga, ma userà la sua penna per dissotterrare quello che un tempo era visibile e ora è sprofondato. L’uso della memoria è infatti di fondamentale importanza, molte delle sue poesie sono veri e propri ricordi di esperienze vissute o immaginate riprodotte sulla carta.

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La scelta di aprire la prima raccolta Death of a Naturalist  (1966), e simbolicamente la sua carriera, con la poesia “Digging” è un’indicazione del suo attaccamento alla vita dei campi, agli uomini che vivono a stretto contatto con la terra, quella stessa terra dalla quale si raccoglieranno i doni che essa vorrà offrire. Heaney si affaccia alla finestra, perché sente il suono della vanga  che il padre sta utilizzando per zappare il terreno, questo strumento tanto modesto viene paragonato ad un oggetto altrettanto semplice, la penna , che crea dei solchi immaginari nel profondo, pronti ad essere trascritti su un foglio sotto forma di parole e suoni. I luoghi e gli oggetti più umili diventano un’occasione per dar vita ad una poesia, ricordiamo la coltivazione delle  patate, il fienile, una mucca e il suo vitello, la pesca della trota o una cascata, e la raccolta delle more a fine agosto in “Blackberry Picking”.

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download (6)Nel 1969, con la pubblicazione di Door into the Dark, è l’elemento acquatico a prevalere.  Simbolo del viaggio verso la morte, l’acqua appare distruttrice e creatrice allo stesso tempo, e si presenta nelle sue varie forme. Per esempio, La poesia “Undine”, è dedicata a Ondina, personaggio femminile soprannaturale che, nella mitologia germanica, appartiene all’acqua. Usando le parole di Heaney,  Undine è uno spirito d’acqua che deve sposare un essere umano e avere da questi un figlio, prima di poter diventare lei stessa umana. La fonte di ispirazione fu un ricordo isolato di un uomo che ripuliva un canale dalla vegetazione muschiosa, e il modo in cui l’acqua cominciò a scorrere libera formando nuovi canaletti e correnti. Ondina era una ragazza fredda e insensibile, che riuscì ad ottenere un’anima attraverso l’esperienza dell’amore fisico. (Seamus Heaney, in Attenzioni, Preoccupations- Prose Scelte 1968-1978).  Ondina parla in prima persona:

He slashed the briars, shoveled up grey silt
to give me right of way in my own drains
and I ran quickly for him, cleaned out my rust.
He halted, saw me finally disrobed[…]
I rippled and I churned where ditches intersected near the river
Until he dug a spade deep in my flank and took me to him.[…]

He explored me so completely, each limb
Lost its cold freedom. Human, warmed to him.

Nella sequenza di Lough Neagh, troviamo sette poesie dedicate ai pescatori. Riprendendo l’analisi delle acque di Gaston Bachelard,  possiamo dedurre che in questa raccolta l’acqua è inizialmente “acqua stinfalizzata”, rappresentata dall’acqua ferma in uno stagno o, come in questo caso dal lago che, nella poesia di Heaney, vuole una vittima ogni anno ma che i pescatori affrontano con coraggio giorno dopo giorno pur senza saper nuotare. In seguito, il viaggio dell’anguilla nell’acqua che scorre è un amaro invito al viaggio senza ritorno, non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume e i corsi d’acqua non risalgono mai alla propria sorgente (Gilbert Durand, Le Strutture Antropologiche dell’Immaginario). Inoltre, la raccolta introduce  un tema molto caro al poeta con la poesia “Bogland”, il simbolo del bog, ripreso da The Bog people di P.V. Glob, pubblicato in traduzione inglese nel 1969. Proprio tra gli anni settanta e ottanta, nello Jutland, erano stati ritrovati dei corpi nudi e uccisi violentemente, appartenenti a uomini e donne risalenti all’età del ferro.
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Nella raccolta Wintering Out (1972) tornerà la tematica del “bog”introdotta nella raccolta precedente, con la poesia “The Tollund Man” nella quale i paesaggi, la storia e il linguaggio si legano in una public poetry rivolta ad una società che sta attraversando un violento conflitto. L’uso del linguaggio locale soppianta l’inglese standard, infatti la prima parte del libro è composta da termini locali seguiti da un commento. Ricordiamo che negli anni settanta, Heaney sta attraversando un periodo di transizione, in quanto lascia la Queen’s University  e si reca per un anno sabatico in California, al suo ritorno si trasferisce con la sua famiglia a Wicklow e successivamente a Dublino. Questo cambiamento influenzerà le raccolte successive, nelle quali il senso di responsabilità del poeta si intensifica e le poesie diventano un’incursione nella storia e nel mito. Peter Sirr, in In step with what escape me”: the poetry of Seamus Heaney afferma:

Initially Wintering Out seems to be a continuation of the conversation begun by the earlier books. The poems are prompted by archeology, philology, the lore and lure of placenames on their borders of language: Anahorish, Broagh, Toome, Moyola. A new formal pressure is also evident: tense, four quatrains, a sort of stubby enjambment, thickness of texture, a slowing down, syntactic complexity. ( Peter Sirr, In step with what escaped me)

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download (8)Con la pubblicazione di North (1975) si passa al livello successivo e Heaney si identifica maggiormente con le vittime della violenza,ma allo stesso tempo inizia a diffondersi nel suo animo la consapevolezza di non poter offrire una soluzione a tali brutalità. La raccolta è dedicata a Mary Heaney, sorella del padre, vissuta sempre in casa della famiglia del fratello, e che il poeta ricorda come una seconda madre.

Bernard O’Donoghue, nella sua dettagliata analisi delle raccolte, afferma che North presenta due sezioni principali, nella prima la tematica centrale è quella dei conflitti del nord e torna il tema del bog. Tra le critiche ricevute, ricordiamo quella mossa da Edna Longley, che accusa Heaney di aver peccato di ‘homogenisation’ in questa prima parte del libro. Ricordiamo la lunga “Viking Dublin: Trial Pieces”  incentrata sulla lingua norrena e su quella danese; “Funeral Rites” che ripercorre miti del presente e del passato; mentre “Bone Dreams” analizza l’incursione dell’inglese nella cultura irlandese. Dal punto di vista linguistico troviamo l’uso di termini tipicamente irlandesi, per esempio in “Belderg” il termine irlandese bawn viene usato al posto dell’inglese ‘white’ o ‘fair’(Bernard O’Donoghue, op cit, pp. 70,71)

So I talked of Mossbawn
A bogland name. ‘But moss?’

He crossed my old home’s music
With older strains of Norse.

I’d told how its foundation
Was mutable as sound
And how I could derive
A forked root from that ground
and make bawn an English fort,
A planter’s walled-in mound,

Or else find sanctuary
And think of it as Irish…
‘But the Norse ring on your tree?’…

…in my mind’s eye saw
A world-tree of balanced stones.

La seconda parte del libro è maggiormente legata alla vita del poeta in relazione agli eventi privati e pubblici che lo circondano, anche se il pronome personale I , nella poesia “Punishment” per esempio, si riferisce ancora al poeta in modo astratto. La poesia inizia:

I can feel the tug
of the halter at the nape
of her neck, the wind
on her naked front.

Ricordiamo inoltre, le lunghe sequenze  “Wathever You Say Say Nothing” e “Singing School”. Nella prima poesia di quest’ultima sequenza, intitolata  “The Ministry of Fear”, Heaney ripropone il problema della posizione che  l’accento e l’argomento appartenenti all’ Ulster assumono all’interno della lirica inglese.(Bernard O’Donoghue, op. cit, pp.68-76).

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Come afferma George Cusack nell’articolo A Cold Eye Cast Inward: Seamus Heaney’s Field Work, pubblicato nel 2002,  Field Work (1979) è la raccolta che segna la svolta. Heaney torna a parlare di se stesso e sceglie di passare da  una “art for Ireland’s sake”  ad una “art for art’s sake”, in quanto:

The openly, darkly political poetry in North reflects an active attempt by Heaney to use his poetry to explain and resolve the violence around him. Field Work begins by demonstrating the failure of this attempt and ends with the poet finding a new, apolitical paradigm for his poetry. (Cusack, George, A Cold Eye Cast Inward: Seamus Heaney’s Field Work)

La raccolta può essere suddivisa in tre parti contrassegnate da una continuità semantica che le lega indissolubilmente. Nella prima parte, che inizia con “Oysters” e termina con “Elegy”, il poeta parla dei conflitti dell’Irlanda del Nord. Il poema si apre con una cena tra amici, ma le ostriche diventano ben presto metafora del colonialismo britannico che le ha rese “alive and violated”. Troviamo, inoltre, tre elegie dedicate alle vittime dei troubles (“The Strand at Lough Beg”, “A Postcard from North Antrim”, “Casualty”), persone che il poeta non conosceva personalmente ma che sono il simbolo di tutte le vittime innocenti. La seconda parte inizia e finisce con “The Glanmore Sonnets”  e presenta uno stile pastorale e ricercato che coinvolge maggiormente la natura rispetto alla storia e alla politica. L’ultima parte va da “September Song” fino alla fine ed è una sintesi  delle prime due, la fonte di ispirazione non viene dal contesto storico-politico ma dal poeta stesso, infatti contiene le restanti tre elegie dedicate ad artisti cari ad Heaney (Robert Lowell, Sean O’Riada, Francis Ledwidge) (Cusack, George, A Cold Eye Cast Inward: Seamus Heaney’s Field Work)

I toni danteschi presenti in tutta la sua poetica si intensificano e raggiungono l’apice in quella che, insieme a The Sweeney Astray (1982) – la sua versione del poema medievale Buile Suibhne– egli definisce impure translation.

Infatti, la raccolta si conclude con la traduzione- riadattamento del canto XXXIII- XXXIV dell’Inferno, nei quali è descritto un altro pasto. L’ultima immagine si svolge nella Giudecca, dove il conte Ugolino della Gherardesca è condannato, secondo la legge del contrappasso, a divorare il cranio di un altro dannato, l’Arcivescovo Ruggeri.

[…]

That sinner eased his mouth up off his meal
To answer me, and wiped it with the hair
Left growing on his victim’s ravaged skull […]

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Station Island (1984) ha come sfondo Lough Derg, da secoli luogo di pellegrinaggio in Irlanda. La raccolta può essere considerata, dopo Field Work, un ulteriore “omaggio” a Dante, sia per la suddivisione in tre parti sia per la sezione centrale, che  è una sorta di ‘mini Commedia’ in cui il poeta incontra le anime dei morti in un purgatorio dantesco, dove deve affrontare l’esperienza traumatica dell’analisi interiore. (Peter Sirr, In step with what escaped me)

La sezione centrale è preceduta da brevi liriche e seguita da un terzo gruppo di poesie in cui la voce del poeta diventa la voce del leggendario King Sweeney. Il percorso poetico di Heaney assume sempre più la forma di un vero e proprio viaggio, durante il quale le voci più influenti sono quelle delle vittime di omicidio, infatti egli incontra nuovamente il cugino Colum McCartney, che lo accusa di “having saccharined my death with morning dew”. Ma alla fine del viaggio, incontra le anime di William Carleton e di James Joyce,  il quale lo ammonisce dicendo “ let others wear the sackcloth and the ashes. / Let go, let fly, forget.”. È come se Heaney si purificasse dagli obblighi morali ed artistici verso i suoi successori.

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Dal latino, nichil ( nulla) questa condizione  rappresenta,  secondo il filosofo Nietzsche, il problema centrale della modernità e le principali cause sono “the basic mistrust of all previously held systems value; the collapse of all ordering principle; and the erosion of the authority of tradition ” (Cfr, Nordin, Irene Gilsenan, Nihilism in Seamus Heaney) A partire da The Haw Lantern, in  Heaney è presente la dialettica tra “a costant journeying between the dual forces of absence and presence, homeless and home- between the via negativa and the celebration of the world”. (Cfr, Nordin, Irene Gilsenan, Nihilism in Seamus Heaney)

La raccolta si apre con la poesia “Alphabets”; Uno sguardo adulto si rivolge ad un mondo a misura di bambino, caratterizzato dal gioco con suo padre tra luci e ombre, dai primi anni di scuola durante i quali si inizia a familiarizzare con i primi suoni che si propagano tra i muri dell’aula, e dall’incontro con la scrittura che avviene quando tali suoni prendono la forma delle lettere dell’alfabeto e si materializzeranno sulla lavagna con il gesso e in seguito con l’inchiostro sul foglio.

There he draws smoke with chalk the whole first week,
Then draws the forked stick that they call a Y.
This is writing. A swan’s neck and swan’s back
Make the 2 he can see now as well as say.

In “From the Frontier of Writing”, Heaney parla di “The tightness and the nilness round that space” , quello spazio si riferisce alle frontiere reali e alle frontiere della scrittura che l’uomo-poeta deve oltrepassare, superando i controlli dei soldati reali-immaginari.

Nella poesia, “Hailstones”,  il poeta ripercorre un’esperienza vissuta in passato, la grandine che colpisce ripetutamente e senza preavviso il suo volto. Mentre in “Clearances 7”,  si sviluppa l’idea dello spazio vuoto, per esempio quando Heaney descrive il vuoto lasciato dalla morte della madre, egli parla di un’assenza che è unicamente fisica perché la madre sarà sempre una presenza intangibile (Cfr, Nordin, Irene Gilsenan, Nihilism in Seamus Heaney):

[…] Then she was dead,
The searching for a pulsebeat was abandoned
And we all knew one thing by being there.
The space we stood around has been emptied
Into us to keep, it penetrated
Clearances that suddenly stood open.
High cries were felled and a pure change happened.

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Nella raccolta Seeing Things troviamo il passaggio da una preoccupazione  per il mondo esterno,  ad una  consapevolezza maggiore dei paesaggi interiori della mente, dove, utilizzando un significativo gioco di parole, il mondo- world e la parola- word si riconciliano e vengono espressi attraverso il linguaggio. Per Heidegger, la condizione del nulla è legata al concetto mistico di distacco e non a “any thing”, quindi il nichilismo è “a fundamental experience” attraverso la quale noi ci distacchiamo dall’essere e siamo sommersi dal nulla, inteso come “the total strangeness of beings” ( Cfr, Nordin, Irene Gilsenan, Nihilism in Seamus Heaney)

La raccolta, che si apre con la traduzione dei versi 98-148 del libro VI dell’Eneide, offre fin dall’inizio una doppia visione, da una parte le cose ‘viste’, testimoniate e materiali, dall’altro il vedere cose come unico modo per assicurarsi di ottenere quello che si desidera, come Enea che per poter scendere nell’aldilà deve offrire un piccolo ramoscello d’oro come dono a Prosperina. Molte poesie della raccolta sono memorie del passato, come la morte del padre e la perfezione ‘’immaginata’ degli oggetti che lo circondano, per esempio nelle poesie “The Pitchfork”, “The Settle Bed” e “The School Bag”. Seeing Things contiene anche “Squarings”, 48 poesie di dodici versi ciascuna distribuite in quattro sezioni intitolate “Lightening”, “Settings”, “Crossings” e “Squarings”.(Cfr, Peter Sirr, In step with what escape me)

Nella terza sezione, troviamo sia l’incontro della cultura con la natura, sia riferimenti ai troubles filtrati attraverso toni danteschi, come in Cossings xxxvi, in cui il poeta parla di una manifestazione per i diritti civili svoltasi a Derry il 6 febbraio 1972, una settimana dopo la tragica Bloody Sunday.

Inoltre,  la figura paterna e quella della zia sono una presenza costante, in Crossings xxvii scrive:

Everything flows. Even a solid man,
A pillar to himself and to his trade […]
‘Look for a man with an ash-plant on the boat,’
My father told his sister setting out
For London, ‘and stay near him all night
And you’ll be safe.’ Flow on, flow on
The journey of the soul with its soul guide
And the mysteries of dealing-men with sticks!

La raccolta si conclude con i versi 82-129 del canto III dell’Inferno, dove vi è un altro attraversamento, quello di Caronte, il traghettatore delle anime sul fiume Acheronte.

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In The Spirit Level (1997), si può notare la dialettica costante tra “the earnest apprehension of the real and the visible with a kind of artistic floating walking on air”.(Peter Sirr, In step with what escape me)

In “St.Kevin and the Blackbird” troviamo la devozione incondizionata alla natura, e lo stesso Heaney, nel suo discorso di accettazione del Nobel, racconta questa storia che viene dall’Irlanda:

Si narra che, un tempo, san Kevin si inginocchiasse con le braccia tese a forma di croce a Glendalough, un  sito monastico della contea di Wicklow, tuttora uno dei ritiri più ricchi di boschi e corsi d’acqua dell’Irlanda. Una volta, mentre Kevin era inginocchiato a pregare, un merlo, scambiandone la mano aperta per una specie di trespolo, vi si precipitò sopra, depose le uova e cominciò a nidificare come se quella mano fosse il ramo d’un albero. A quel punto Kevin, preso da pietà e vincolato dalla sua fede ad amare la vita in tutte le creature, grandi e piccole, decise di rimanere immobile per ore e giorni e notti e settimane, tenendo la mano tesa finchè le uova non si fossero schiuse e agli uccellini non fossero spuntate le ali, fedele alla vita anche a costo di andare contro il buon senso[…] (Sonzogni, Marco, Sulla Poesia di Seamus Heaney)

Nella poesia si legge:

[…]

‘To labour and not to seek reward,’ he prays,
A prayer his body makes entirely
For he has forgotten self, forgotten bird
And on the riverbank forgotten the river’s name.

Dall’altro lato però all’ideale si oppone il brusco ritorno alla cruda e brutale realtà di “Mycenae Lookout”, perché la storia di Agamennone e Cassandra dopo la guerra di Troia gli permette di esprimere la rabbia in seguito al cessate il fuoco del 1994. ((Peter Sirr, In step with what escape me))

Nella poesia “Mint” ritorna la risonanza simbolica di “home” e dei ricordi d’infanzia
It looked like a clump of small dusty nettles
Growing wild at the gable of the house
Beyond where we dumper our refuse and old bottles:
Unverdant ever, almost beneath notice.

[…]

The snip of scissors blades, the light of Sunday
Mornings when the mint was cut and loved:
My last things will be first things slipping for me.
Yet let all things go free that have survived.

La memoria rievoca immagini legate alla casa, che è vista come uno spazio che serve anche a far riemergere ciò che è stato escluso, e a liberare ciò che era stato tenuto dentro:

Let the smells of mint go heady and defenceless
Like inmates liberated in that yard.
Like the disregarded ones we turned against
Because we’d failed them but our disregard.

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Nella seguente raccolta, pubblicata nel 2001 e intitolata Electric Light, riaffiorano ancora una volta i ricordi, attraverso nomi di persone reali e momenti più o meno piacevoli appartenenti all’infanzia del poeta che tornano alla luce e vengono rielaborati con una nuova consapevolezza e maturità.  Fin dal primo componimento “At Toomebridge” la bellezza del paesaggio si intreccia ai troubles irlandesi; numerose sono le traduzioni da Virgilio e da Puskin per esempio, e molte sono dedicate a personalità importanti per il poeta, come il polacco Zbigniew Herbet e Ted Hughes.  Gaeltacht è una regione dell’Irlanda del Nord dove si parla ancora il gaelico, e dove il poeta dichiara di voler tornare con un paio di vecchi amici per rivivere i tempi trascorsi insieme (“I wish, mon vieux, that you and Barlo and I”). La poesia che chiude la raccolta e da il titolo al libro, “Electric Light”,  è legata ad un flashback, egli ricorda di essere stato da bambino presso la casa di una vecchia signora, che aveva un’unghia del pollice spaccata, che per quell’età rappresentava qualcosa di angosciante. In quella casa, egli conobbe per la prima volta la luce elettrica, che la donna aveva lasciato accesa di notte per lui.

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District and Circle, pubblicata nel 2007, è associata ad un luogo, Glanmore Cottage, dove Heaney si ritirò nel 1972 dopo aver lasciato la vita accademica di Belfast, per dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Nel titolo, il termine “circle” potrebbe essere ricollegato alla capacità del poeta di ritornare con grande passione e parole sempre nuove ad un proprio personalissimo luogo, quel “district” che lo ha sempre ispirato permettendogli di mettere nero su bianco i suoi ricordi. In poesie come “A Shiver”, “Polish Sleepers”, o “Anahorish 1944” la tensione è alta nelle scene di violenza che vengono descritte, o in poesie come “Helmet” dove il casco che un pompiere dona al poeta ricorda i pompieri di New York, tra la polvere dell’11 settembre “…while shattering glass/ and rubble-bolts out of a burning roof/ hailed down on every hatchet man and hose man there/ till the hard-reared shield-wall broke.” La poesia che chiude il volume ci riporta a Glanmore, luogo dal quale il poeta osserva il mondo esterno, e dialoga metaforicamente con altri poeti come Eliot, Hughes, Neruda e Milosz. “The Blackbird of Glanmore”,  è una dedica al merlo che riempie di vita l’immobilità dell’erba con il suo rapido scappar via alla prima mossa sbagliata. Nelle ultime strofe c’è un cambio di prospettiva ed è il merlo a contemplarlo e, se pur per un attimo, avviene il passaggio da quella “house of death” dove il padre ha raggiunto il fratellino morto in un incidente, alla chiusura del  cerchio sigillato in precedenza dalla frase che conclude la prima strofa  “It’s you blackbird I love”. (Cfr, Seamus Heaney, District and Circle, testo originale a fronte, a cura di Luca Guernieri, Lo Specchio, Mondadori )

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Human Chain

L’ultimo capolavoro di Heaney, dal titolo Human Chain (2010) presenta dei riferimenti alla situazione politica irlandese meno espliciti rispetto alla tribal violence di North e alle prime raccolte. Troviamo però, molti riferimenti ad avvenimenti strettamente personali, per esempio l’ ictus che lo ha colpito nel 2006. Come ci suggerisce fin dal titolo, Heaney presenta l’immagine di una catena umana, una sorta di spirale che avvolge l’umanità intera e che non ha un inizio o una fine, proprio come la sua produzione poetica, senza tempo.

 

 

 

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Opere in prosa

1980: Preoccupations: Selected Prose 1968–1978, Faber & Faber

1988: The Government of the Tongue, Faber & Faber

1995: The Redress of Poetry: Oxford Lectures, Faber & Faber

2002: Finders Keepers: Selected Prose 1971–2001, Faber & Faber

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Opere teatrali

1990: The Cure at Troy A version of Sophocles’ Philoctetes, Field Day

2004: The Burial at Thebes A version of Sophocles’ Antigone, Faber & Faber

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Traduzioni

1983: Sweeney Astray: A version from the Irish, Field Day

1992: Sweeney’s Flight (with Rachel Giese, photographer), Faber &Faber

1993: The Midnight Verdict: Translations from the Irish of Brian Merriman and from theMetamorphoses of Ovid, Gallery Press

1995: Laments, a cycle of Polish Renaissance elegies by Jan Kochanowski, translated with Stanisław Barańczak, Faber & Faber

1999: Beowulf, Faber & Faber

1999: Diary of One Who Vanished, a song cycle by Leoš Janáček of poems by Ozef Kalda, Faber & Faber

2002: Hallaig, Sorley MacLean Trust

2002: Arion, a poem by Alexander Pushkin, translated from the

Russian, with a note by Olga Carlisle, Arion Press

2004: The Testament of Cresseid, Enitharmon Press

2004: Columcille The Scribe, The Royal Irish Academy

2009: The Testament of Cresseid & Seven Fables, Faber & Faber