Digging (Death of a Naturalist, 1966)

Between my finger and my thumb
The squat pen rests; snug as a gun.

Under my window, a clean rasping sound
When the spade sinks into gravelly ground:
My father, digging. I look down

Till his straining rump among the flowerbeds
Bends low, comes up twenty years away
Stooping in rhythm through potato drills
Where he was digging.

The coarse boot nestled on the lug, the shaft
Against the inside knee was levered firmly.
He rooted out tall tops, buried the bright edge deep
To scatter new potatoes that we picked,
Loving their cool hardness in our hands.

By God, the old man could handle a spade.
Just like his old man.

My grandfather cut more turf in a day
Than any other man on Toner’s bog.
Once I carried him milk in a bottle
Corked sloppily with paper. He straightened up
To drink it, then fell to right away
Nicking and slicing neatly, heaving sods
Over his shoulder, going down and down
For the good turf. Digging.

The cold smell of potato mould, the squelch and slap
Of soggy peat, the curt cuts of an edge
Through living roots awaken in my head.
But I’ve no spade to follow men like them.

Between my finger and my thumb
The squat pen rests.
I’ll dig with it.

Scavando (Traduzione di Francesca Diano)

Tra il mio indice e il pollice
E’ acquattata la penna; a proprio agio come una pistola.

Sotto la mia finestra un netto suono stridulo
Quando la vanga affonda nel terreno ghiaioso:
Mio padre sta scavando. Guardo giù

Finché la sua groppa tesa piegata fra le aiuole
Riemerge indietro di vent’anni
China ritmicamente su solchi di patate
Dove stava scavando.

Il ruvido scarpone posato sul vangile, il manico
Contro l’interno del ginocchio che gli faceva da robusta leva.
Sradicava le cime, affondando con forza la lama lucida
Per sparpagliare le patate nuove che noi raccoglievamo
Amando quella fresca saldezza tra le mani.

Per Dio, la vanga il vecchio la sapeva usare,
Proprio come il suo vecchio.

Mio nonno poteva tagliare più torba in un sol giorno
Di chiunque altro nella torbiera di Toner.
Una volta gli portai una bottiglia di latte
Malamente tappata con della carta. Si drizzò

Per bere, subito poi tornò a darci dentro
Incidendo e tagliando in modo netto, lanciandosi
Le zolle alle spalle, scavando più e più a fondo
Per la buona torba. Scavando.
L’odore freddo di patate muffite, lo schiocco poltiglioso
Della torba bagnata, le nette recisioni di una lama
Attraverso radici vive mi tornano alla mente.
Ma io non possiedo vanghe per tener dietro a uomini così.

Tra il mio indice e il pollice
E’ acquattata la penna.
Con quella io scaverò.