Requiem for the croppies

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The pockets of our greatcoats full of barley…
No kitchens on the run, no striking camp…
We moved quick and sudden in our own country.
The priest lay behind ditches with the tramp.
A people hardly marching… on the hike…
We found new tactics happening each day:
We’d cut through reins and rider with the pike
And stampede cattle into infantry,
Then retreat through hedges where cavalry must be thrown.
Until… on Vinegar Hill… the final conclave.
Terraced thousands died, shaking scythes at cannon.
The hillside blushed, soaked in our broken wave.
They buried us without shroud or coffin
And in August… the barley grew up out of our grave.

Requiem per i ribelli irlandesi

Con le tasche dei cappotti piene d’orzo
-niente cucine o basi d’appoggio lungo il percorso-
ci spostavamo rapidi e improvvisi nella nostra terra.
Il prete dietro ai fossi, tra i pezzenti,
un popolo in marcia a stento, in cammino,
scoprendo nuove tattiche ogni giorno:
colpire briglia e cavaliere con la picca,
scatenare la mandria contro i fanti,
poi ritirarsi tra le siepi per disarcionare la cavalleria.
Fino a Vinegar Hill, al conclave fatale.
Morimmo a migliaia sui terrapieni, falci contro il cannone.
Il pendio si arrossò della nostra onda infranta.
Ci seppellirono senza sudario né bara,
in agosto crebbe l’orzo sulle tombe.